L’Élite siamo noi

La storia si ripete e così qualche giorno fa, abbiamo assistito ad un moderno 11 settembre. Ora come allora, il “mistero” sull’attacco al World Trade Center, e il “mistero” dell’attacco di Hamas a Israele, ha facili risposte e facili verità. Ma ora come allora, sui libri di storia resterà solo una verità e un solo mistero. La loro verità e il nostro mistero.

 

In questo succedersi di avvenimenti, nessuno si è tirato indietro nel dire la sua. Nella totale confusione d’immagini, video e parole vere o false che siano a uso e consumo del popolo, ci è cascata persino l’onorevole Francesca Donato, che proprio di primo pelo non è. Ha pubblicato così le presunte foto dei bambini bruciati vivi nelle culle da Hamas. Foto ormai smentite anche dagli stessi Israeliani. Ma tutti, proprio tutti, da Paolo Mieli a Maurizio Molinari, si sono sentiti in dovere di segnalare queste “atrocità”, puntualmente smentite dalle stesse forze avverse.

 

Debora Serracchiani, uno dei tanti ricchi politici inutili che legiferano e ci governano, ha pensato bene di commemorare il 9 ottobre il disastro della diga del Vajont, ripubblicando la prima pagina del Corriere della Sera del 1963, che titolava: “L’ONDA DELLA MORTE”. L’ho scritto maiuscolo perché il Corriere titolava proprio così. Bene fin qui niente di male. Ma la Serracchiani, ha pensato di aggiungere la sua ciliegina sulla torta, commentando: “Non dimentichiamo le vittime e la catastrofe di 59 anni fa con il crollo della diga del Vajont…”.

 

Ora le sarebbe bastato leggere l’articolo che lei stessa ha pubblicato, per capire che la diga non è mai crollata. È crollato il monte Toc nel lago artificiale della diga. 270 milioni di metri cubi di roccia, che nell’impatto con l’acqua hanno provocato due onde, la più alta di 250 metri circa.

Nella loro folle corsa verso valle, le due onde scavalcano la diga e si abbattono la prima su Casso ed Erto due paesini che vengono miracolosamente risparmiati, la seconda la più terribile, si rovescia nella valle del Piave spazzando via completamente la città di Longarone. Le vittime, donne, uomini, bambini, anziani, animali, case, giocattoli, cibo campi stalle e tutto quello che era una città, spariscono in pochi minuti.

Ironicamente la diga del Vajont resta in piedi ed è li ancora oggi. Capito Serracchiani?

 

Nella fogna del giornalismo ormai dilagante e a senso unico, compare anche Fabrizio Corona. Non voglio e non mi interessa indagare sul come sia venuto in possesso di tali prove, e sul perché abbia denunciato lo scandalo scommesse nel calcio, ma mi interessa notare come il popolo, la maggior parte di esso, ancora si stupisca, e si ritrovi nei bar agli angoli della via a discutere e parlare animatamente della cosa.

Il calcio scommesse nasce quando nasce il calcio, ma tutti sembra se ne siano dimenticati. Per tornare indietro di pochi anni, ricordo quello degli anni 80, il “Totonero”, che vide coinvolte società di serie A e B. Pagarono in pochissimi e la maggior parte degli attori coinvolti, furono assolti. Ça va sans dire…

 

Così ogni “tot” anni, salta fuori qualche atletico giocatorino, che oltre sgambettare sui prati verdi, si inoltra anche con le sue funamboliche gesta nel mondo delle scommesse clandestine. Mondo legato alla malavita organizzata e anche qua: Ça va sans dire…

Di tutte queste ultime vicende, la cosa che mi stupisce di più è come nella società del digitale dei satelliti che ti controllano anche quando vai in bagno, delle telecamere che rivestono le nostre città e della tecnologia dei telefonini che basta che parli di voler fare un viaggio a Palermo, che ti arrivano offerte di voli anche per Agadir, questi sgambettanti ragazzotti in mutande, usino il cellulare per parlare tranquillamente dei loro sporchi e ridicoli traffici, inviare senza fare “nanca un plisse'”, messaggi su whatsapp che riportano nomi, luoghi date etc.

 

Ora mi viene da chiedere, a parte l’ovvia domanda: ma con tutti i soldi che guadagni che ti frega di scommettere, se questa è la gioventù digitale, quella nata con il chip nel cervello o che se lo farà orgogliosamente impiantare, quali sono le probabilità di questa umanità di procedere dritta e spedita verso un futuro migliore? Nessuna.

“I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L'insieme dei due costituisce una forza incalcolabile.”

Albert Einstein

 

La maggior parte del popolo, si beve qualunque cosa passivamente, e va dietro a qualunque facile risposta o meglio, a qualunque soluzione che non lo faccia pensare, non gli faccia fare domande. Basta che lo si lasci mettere la macchina in seconda fila, che possa vedere la partita di pallone, che possa fare “l’Apericena”, etc. Insomma di quello che ci accade, non frega più niente alla maggior parte di noi.

 

Quei pochi che si fanno domande, non sono altro che “Dietrologia di massa”, anche se la massa ormai è ridotta a poco più di un manipolo di “complottisti”.

Chiamano così il bisogno di quelli che si fanno domande, cercano di avere risposte certe e vogliono scoprire la verità, quella con la “V” maiuscola. Alessandro Campi e Leonardo Varasano, hanno pubblicato un libro: “Congiure e Complotti”, per smontare le tesi “complottiste”, e ridurle a domande che ci danno “l’illusione di tenere il mondo sotto controllo, di conoscere la sua direzione di marcia.” Per loro, quella parte di popolo che non crede al fatto che “le cose accadono indipendentemente dalla nostra volontà” è quantomeno composta da fessi.

Per farla breve, non aver creduto che il DC9 Itavia sopra Ustica, sia esploso perché “le cose accadono”, o non aver pensato che Enrico Mattei sia saltato in aria sul suo aereo, e così centinaia di altri fatti strambi solo perché “le cose accadono”, ci dà “l’illusione di sapere come il potere funzioni realmente e quali siano i suoi reali obiettivi”. Cito sempre dal libro dei due.

 

Campi e Varasano candidamente si chiedono: perché gli Americani avrebbero dovuto uccidere tremila loro cittadini, abbattere i due simboli architettonici di New York, per avere il pretesto di fare la guerra all’Iraq? Già, me lo sono chiesto anche io nel 2001 cari Campi e Varasano. Perché?

I due scrittori dalle spiegazioni facili, quelle che foraggiano il gregge, fanno il pari con un mio vicino di casa che dopo la terza dose di vaccino, non cammina quasi più e si sta lentamente spegnendo. L’altro giorno incontratolo sull’androne di casa mi ha detto: “Guardi sono quasi convinto che la mia condizione dipenda dai vaccini”. Vabbè dico io ma allora perché se li è fatti? “Perché altrimenti morivamo tutti. Hanno fatto bene a chiuderci in casa, altrimenti sarebbe stata una strage”. Ma scusi che senso ha? Hanno fatto bene a chiuderci in casa ma hanno fatto male a farci il vaccino? “No, è che il virus è tremendo e se non ci chiudevano saremmo morti in tanti. Il vaccino è stato un miracolo che ci ha permesso di uscire, ma tre sono stati troppi”. Ma allora perché li ha fatti? “Perché li hanno fatti tutti e me lo ha detto il medico”.

 

Insomma la dietrologia ormai è di pochi e quei pochi sono fessi.

Quindi siamo un Paese pericolosamente incline al complottismo, alla dietrologia, alla misteriologia dai tratti superstiziosi. Rassegniamoci cari complottisti, eredi di Pasolini che diceva a proposito della strategia della tensione: “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”.

A proposito d’indizi o prove, noto che la guerra in Ucraina è sparita dalle prime pagine dei giornali, dei Tg e dai social. Certo ormai un po’ aveva stancato e come diceva Mark Twain: “Quando Dio creò l’uomo, era già stanco. Ciò spiega molto”.

Gli americani si sono un po’ stancati di questa inconcludente guerra per procura, e hanno anche bloccato l’invio degli ultimi finanziamenti per armi e armamenti vari. Zelensky è diventato un personaggio scomodo e ormai dalla Von Der Leyen a Stoltenberg, alle alte cariche dello stato americano, si confessa che i morti da parte Ucraina, sono tanti, anzi molti, anzi moltissimi. Qualche alto generale dell’esercito statunitense, candidamente dichiara che la guerra l’Ucraina non potrà mai vincerla. Solo qui da noi, esperti politologi (Severgnini…), fini conoscitori delle tattiche di guerra (Crosetto…), geniali conoscitori di geopolitica (Ezio Mauro…) si ostinano a dire che “la guerra per la liberazione dell’Ucraina è la nostra guerra. La sosterremo e la combatteremo sino alla fine”. Vorrei proprio vederli da Severgnini a Mauro e company, con gli elmetti al fronte sotto un attacco dei Russi.

 

Ho una carissima amica Ucraina con la quale ho lavorato per anni. Ovviamente lei propende per la causa del suo paese e la comprendo benissimo. Ma come le ho ripetuto molte volte dall’inizio di questo conflitto, a rimetterci siamo solo e sempre noi. Cioè il popolo e coloro che credono in una causa inventata o vera che sia. Loro, quelli che ci fanno combattere le guerre per le loro cause, se la caveranno sempre. Oddio non sempre. Infatti Zelensky non lo vedo proprio in una bella situazione. È diventato un personaggio scomodo e gli americani si sa, quando sei scomodo fanno alla svelta a liberarsi di te. Vedremo come andrà a finire, ma non mi stupirei se un giorno fosse vittima di un incidente aereo, o di un attentato o roba simile.

 

Chiudiamo con la vicenda di questi giorni, ricordando che Blinken, il segretario di stato americano, non si è lasciato scappare l’occasione per dire la sua. “Nessuno agisca contro Israele”. Come dire che a prescindere gli Israeliani sono rimasti vittime come noi, di un 11 settembre che cambierà le sorti del paese. Bene.

Ora chiunque sia mai atterrato negli anni a Tel Aviv, immagino si sia reso conto delle imponenti misure di sicurezza e dei controlli da superare per poter entrare in Israele. L’aeroporto di Ben Gurion è considerato uno dei più sicuri al mondo. I controlli sono altamente sofisticati e iniziano, dal momento in cui si acquista un biglietto per un volo verso Israele.

Esagerato? Si vede che non siete mai stati da quelle parti.

Nel paese e nei territori occupati della Palestina, ci sono migliaia di telecamere a riconoscimento facciale. Qualche anno fa secondo un report di Amnesty International, nel posto di blocco 56, nel quartiere di Tel Rumeida, sono stati individuati almeno 24 dispositivi di sorveglianza audio-visiva, più altri sensori. A Gerusalemme est, Israele gestisce una capillare rete di migliaia di telecamere in tutta la Città Vecchia. Amnesty stima una telecamera ogni 50 metri.

 

Tel Aviv poi, è in grado di ascoltare le conversazioni telefoniche di qualsiasi abitante della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Il settore tecnologico israeliano risale al 1974, quando Intel si è stabilito nel Paese, ma la scena delle start-up è decollata negli anni '90, facendo guadagnare a Israele la reputazione di secondo centro tecnologico al mondo al di fuori della Silicon Valley.

 

Il sistema di difesa aereo e navale è il più avanzato del mondo. Quello di difesa aereo, si basa principalmente sul sistema “Iron Dome”, in grado d’intercettare, calcolare la traiettoria e decidere se abbattere o meno, qualunque oggetto volante arrivi ad una distanza variabile tra i 3 e i 72 km dai confini designati. Nel campo navale un sistema simile chiamato C-Dome, protegge i confini di Israele da ogni minaccia che può arrivare dal mare. A tutto questo aggiungete centinai di satelliti e droni che costantemente sorvolano il territorio, nella ricerca di qualsiasi probabile minaccia.

 

Sabato 7 ottobre Hamas, con un bulldozer e altri mezzi rudimentali, uomini armati trasportati da paracaduti e quanto di più ridicolo in campo di armamenti si possa pensare, è riuscita a sfondare una barriera di 6 metri d’altezza, facendo passare uomini a piedi e su pick-up tramite le fessure, per sferrare un assalto frontale a sud di Israele e compiere eccidi. Si è trattato della maggiore violazione dei confini di Israele dal 1973. Ora le cose sono due. O tutti i miliardi di dollari spesi per i mega-ultra sistemi di sicurezza di Israele, sono stati soldi buttati nel cesso (scusate il francesismo), oppure qualcosa non torna.

Così cito nuovamente Pasolini: “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”. La storia ci consegnerà la sua verità e sui libri resterà quella verità. La loro verità mentre a noi, resteranno i dubbi.

 

Ma c’è comunque motivo di rallegrarsi complottisti e affini. Tra squilibrati che vogliono dominare il mondo, instabili che spargono virus per sopprimere parte dell’umanità inutile, tra mentecatti che organizzano raduni blindati a Davos tramando alle spalle del pianeta e disorientati che vorrebbero impiantare chip nel cervello di qualunque cosa si muova, restiamo noi.

Noi che ci facciamo domande, pensiamo, ci informiamo, e non crediamo sempre ai soliti quattro pagliacci che ci governano o che ci elargiscono notizie, foto, filmati e sproloqui sui social.

 

C’è da dire senza ombra di dubbio, con una punta di orgoglio e un bel po’ di soddisfazione, che: l’Élite siamo noi.

 

 

Bruno Marro

 

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