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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Un paese di fessi

Se il “replicante” Rutger Hauer (Roy Batty) di Blade Runner fosse vissuto in Italia, avrebbe sicuramente cambiato la storica frase finale del film. Oggi Rutger “Batty” avrebbe declamato: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Code di stolti in fila davanti agli Hub Vaccinali, giovani che crollano come pupazzi inerti per le strade per malori improvvisi e ho visto un intero popolo, aggirarsi spaurito con una maschera sul viso, per salvarsi da un virus inesistente”. Probabilmente sarebbe andata così. Peccato che tutto questo non sia un film o il frutto di una qualsiasi fantasia, ma la drammatica giornaliera realtà. Un paese di fessi. Un paese di mentecatti che ha creduto a dei criminali che hanno messo in ginocchio giovani, donne, bambini, vecchi e meno vecchi. Un paese che ha creduto a migliaia di medici e scienziati che si presumeva fossero colti, preparati, brillanti. Invece erano e sono solo un’enorme massa maleodorante. Un paese di fessi che oggi

La meglio gioventù

La meglio gioventù segue le regole. Non sgarra di una virgola, ed è orgogliosamente “cool”. La meglio gioventù, frequenta i locali di tendenza. Entra e si mette la mascherina. Possiede il green pass e un po’ è dispiaciuta che non venga più richiesto. Ordina “spritz” o altri aperitivi, pesca dalla ciotola le noccioline o le patatine che tutti pescano, sorride, parla di cose comuni, cose di cui “tutti parlano”, si divide tra uno sguardo e un orecchio agli amici e due dita e un occhio ai social sul telefonino. Si fa selfie che “posta” sulle più comuni piattaforme, e condivide attimi della sua vita perché non ha segreti con nessuno. Perché così si sente libera e parte di un insieme. La meglio gioventù scende in piazza indignata con le “sardine”. Parla felice di libertà, di diritti, di futuro. Non urla, non si “scaglia” contro nessuno in particolare, ma protesta comunque. Si ammassa nelle piazze sorridente, poi si dilegua con eleganza, e si da appuntamento nel solito locale, ne

Fate l'amore, non il tampone

Nell’epoca della diffusa paura di “trapassare” prendendo il covid, anche con un’unghia spezzata, la popolazione italiana fa le code in farmacia per farsi il “Tampone”. Chi se lo fa per evitare ulteriori repressioni, chi lo fa perché ci crede, chi perché di moda e potrà così raccontarlo ai nipotini, chi lo fa perché non ha niente di meglio da fare e chi lo fa per religione. Farsi il tampone per constatare se hai il covid o meno, è diventato un must. A Milano se ne parla nei salotti bene “..sai questa settimana ho fatto due tamponi”. Se ne parla al bar dove si è smesso di parlare di calcio: “eilà Gino quanti tamponi hai fatto nell’ultimo mese..?!” insomma, farsi il tampone è la nuova frontiera. La “nouvelle vague” del popolo italico. Guy Debord scrittore e filosofo francese, diceva: «Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini» ( La società dello spettacolo 1967 ). Quale immagine più rappresentativa oggi della nost