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La guerra che i nostri figli combatteranno

Sono seduto su di una panchina nello spazio antistante al cimitero di una grande città del nord. Lo spazio è una larga spianata di verde e cemento, con gli alberi che ne delimitano il perimetro. Alle mie spalle l’ingresso del cimitero. Di fronte a me oltre gli alberi, una grande via che gira tutto intorno alla città. Una via che da sempre è molto trafficata. Seduto in questa piccola oasi che mi separa dalla frenetica vita quotidiana, e mi relega a pochi metri di distanza dal silenzio eterno, se chiudi gli occhi per un attimo, mi appare netta la distinzione tra la vita e la morte. Come se ci fosse un muro che divide lo spazio in due: da una parte il rumore, dall’altra il silenzio. Immobile. Fermo. Come se fosse li alle mie spalle da sempre.   Non posso fare a meno di fare un parallelo con l’attualità del momento che viviamo. Da una parte un mondo terribile nel quale ci hanno trascinato e noi, ci siamo fatti trascinare. Dall’altra parte, se ci chiudiamo nei nostri spazi, nelle nos

So This is Christmas

Lo cantava John Lennon nel 1971, e ora come allora, il nodo centrale del problema resta la guerra. Resta l’eterna lotta tra bene e male. “I hope you have fun” ironico come sempre, Lennon ci augurava anche di essere felici. Ora come allora, siamo nuovamente arrivati al Natale e tutti, facciamo finta di essere felici. Molti di noi, per chissà quale strano connubio di neuroni, lo sono in modo genuino. Altri, anche qui per qualche strano ma diverso connubio di neutroni, lo sono molto meno.   Non sono un cattolico credente, ma resto sempre molto curioso e guardo con attenzione ma sufficiente distacco, a tutte le manifestazioni ecclesiastiche e agli afflati di devozione verso la nascita del “Signore nostro Dio”. La faccio breve e nel farla, sottolineo che questo mio distacco dal cattolicesimo, mi mette nella stessa posizione anche riguardo “Lucifero”, detto comunemente “Satana”. Di Nostro Signore abbiamo un posto nell’Antico Testamento e una ipotetica data di nascita, mentre di Lu

La demenza senile precoce

Da un po’ di tempo, la maggior parte di noi è affetta da demenza senile precoce. Non ha importanza l’età anagrafica. Spesso le nuove generazioni nascono già con la demenza senile. E se per noi, i più anziani, c’è almeno una giustificazione anagrafica, per i più giovani la cosa è quanto mai imbarazzante.   La demenza senile, non è una vera e propria malattia ma una condizione. Insomma un “mondo a parte”, nel quale probabilmente la persona che ci si ritrova, non ricordando i minuti precedenti, vive anche bene. Questa non malattia diventata precoce, da un po’ di tempo si combina con un'altra micidiale non malattia: la non comprensione.   La non comprensione a onor del vero non dipende spesso da noi, ma dall’altrui interlocutore. Faccio un esempio. Se alla Tv durante un’intervista dico: “Domani è lunedì”, la comprensione è chiara a tutti. Ho detto che domani, cioè il giorno che viene dopo oggi è lunedì. Da ciò si evince che oggi è domenica. Bene e sin qui direi nessun problema.

E le stelle stanno a guardare.

Sono milioni anzi miliardi. Ci fanno da scudo nella volta celeste. Ricordo che da bambino restavo ore con il naso all’insù, e nell’immensità stellata del cielo, cercavo di scovare “l’Orsa Maggiore” o la “Stella Polare”. E sempre mi perdevo nella scura immensità rischiarata da miliardi di piccoli puntini che mi guardavano da lassù.   I più in gamba di noi delle stelle sapevano anche qualche loro nome. Spesso quando si andava in vacanza in montagna, si passavano le sere a guardare la “via lattea”, quell’immensa nebulosa bianca, che riempiva le notti. Ricordo che quella sensazione di spazio infinito mi ha tormentato per anni. Ho passato ore della mia vita a cercare di dare una mia spiegazione a quell’idea di una cosa che non ha fine. E ancora adesso a pensarci, l’infinito è una visione talmente al di sopra di qualunque spiegazione, che non sono mai riuscito a farci pace. Certo il tempo, l’età, gli anni e il quotidiano, hanno offuscato molto se non del tutto, quel tormento di “infinito

L’Élite siamo noi

La storia si ripete e così qualche giorno fa, abbiamo assistito ad un moderno 11 settembre. Ora come allora, il “mistero” sull’attacco al World Trade Center, e il “mistero” dell’attacco di Hamas a Israele, ha facili risposte e facili verità. Ma ora come allora, sui libri di storia resterà solo una verità e un solo mistero. La loro verità e il nostro mistero.   In questo succedersi di avvenimenti, nessuno si è tirato indietro nel dire la sua. Nella totale confusione d’immagini, video e parole vere o false che siano a uso e consumo del popolo, ci è cascata persino l’onorevole Francesca Donato, che proprio di primo pelo non è. Ha pubblicato così le presunte foto dei bambini bruciati vivi nelle culle da Hamas. Foto ormai smentite anche dagli stessi Israeliani. Ma tutti, proprio tutti, da Paolo Mieli a Maurizio Molinari, si sono sentiti in dovere di segnalare queste “atrocità”, puntualmente smentite dalle stesse forze avverse.   Debora Serracchiani, uno dei tanti ricchi politici inu

Altroché “al contrario”, siamo un mondo allo sbando

Aveva sicuramente ragione il compianto Guido Ceronetti, quando nel 1999 su “La Stampa” scriveva: “mentre sulle sponde d’Asia e d’Africa, un miliardo o due di famelici non ha dubbi sulla sua prossima destinazione: le coste italiane, faro mondiale di spensieratezza “. È finita così anzi peggio. Siamo un mondo allo sbando caro Vannacci altroché al contrario. Lei che si scaglia contro il sistema ma che ne è perfettamente integrato. Vaccinato, ligio agli ordini superiori e ora anche sponsorizzatore di “Striscia la notizia”, una delle strisce giornalistiche più banali, qualunquiste e fiancheggiatori del regime che io ricordi.   Ma non è l’unico caro generale anzi, ha al seguito una pletora di trapezisti, illusionisti dell’ultima ora, imbonitori di paese che non si sentirà mai solo. Teledipendenti con calcio annesso, seguiamo le gesta dei “vati” de noantri che ogni giorno ci vengono propinati dal potere. E noi andiamo dietro a tutti e consciamente o inconsciamente, li nutriamo con i no

Travolti da un insolito destino…

Mentre sfilano sulle spiagge gli ultimi resti delle vacanze, e ci si prepara ad un preoccupante autunno pieno di incognite, mi torna in mente un termine caro a chi era presente in quegli anni del dopo ’69, quando la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, diede il via all’ Autunno Caldo nel nostro paese. Quel periodo che oggi si tende a dimenticare, fu molto di più che un intensificarsi di un conflitto industriale. Conflitto, che accompagnava un rinnovo contrattuale che interessò più di cinque milioni di lavoratori. Quel periodo, rappresentò il culmine di una presa di coscienza generale, il formarsi di un grande movimento collettivo, che travolse il nostro paese per qualche anno.   Quelli come me che lo vissero dal di dentro, partecipando a lotte, manifestazioni e scontri di piazza, sono l’intera generazione del dopoguerra che è stata travolta da un insolito destino. Un destino già allora pilotato e deviato, che ci ha illuso per un attimo di aver vinto, per poi ritro