Il Gioco dell'Oca

Così dopo ormai due anni spesi in una sorta di grottesco Gioco dell’Oca, tutti indistintamente ricchi, poveri, vaccinati o non vaccinati, siamo tornati al punto di partenza.

Il Gioco dell’Oca ha origini antiche. Senza andare nella preistoria, possiamo affermare che nella seconda metà del XVI secolo in epoca più moderna, fu Francesco de’ Medici a far dono del “Nuovo gioco dell’Oca” a Filippo, l’allora Re di Spagna. Come tutti i giochi di percorso anche questo, si presta ad una lettura simbolica che rappresenta difficoltà fisiche e morali della vita. L’Oca in sé in epoca rinascimentale, aveva proprietà divinatorie ed era consultata per il Fato (il destino). Gli elementi rappresentati lungo il percorso (fatto a spirale) il ponte, il labirinto, la morte, il pozzo e la prigione, sono nel gioco delle costanti. Il gioco non si presta a inganni e non si lascia ammaliare dai sotterfugi. È basato sulla pura fortuna. Difatti per avanzare o retrocedere si tirano due dadi la cui somma, definisce la casella che la sorte ti ha riservato.

Il Gioco dell’Oca a cui invece noi popolo stiamo giocando, è una versione un po’ più sofisticata.

I dadi sono in mano ad un manipolo di imbroglioni, che a seconda degli umori giornalieri, decidono che numeri far uscire. Interessante notare, anche se questi manigoldi da sempre sottolineino come ci sia un popolo di serie A (vaccinato) e un popolo di serie B (non vaccinato), come alla fine i dadi ci facciano tutti convergere (A e B) nelle stesse identiche caselle e, come per incanto dopo qualche tempo, ci riportino tutti al punto di partenza.

Così in questo infinito gioco che tutti ci accomuna, facciamo da ben due anni un passo avanti e due indietro. Viene in mente un vecchio brano di Bruce Springsteen: “One step up” che racconta appunto come tutti noi abbiamo avuto ultimamente “delle dure lezioni” ma non le abbiamo imparate (We've given each other some hard lessons lately - But we ain't learnin).

Intanto la vita, il tempo della vita, non conosce dadi, passi indietro, ostacoli o paure. Inesorabile e senza rallentamenti corre e sottrae a tutti noi (A e B) attimi, giorni settimane e mesi da spendere su questo pianeta. In questo irrisolto conflitto tra infinito e finito, noi in ogni caso perdiamo sempre. Mentre questi “signori” che tirano i dadi e che ci sottraggono il nostro tempo finito, nei loro palazzi dorati se ne fregano di mascherine, divieti, vaccini, distanziamenti etc. etc. Loro vivono una vita “infinita” nel regno del “finito”, trattando tutti noi come dei “servi della gleba”. Schiavi a cui far fare quello che loro desiderano, obbligati a giocare a questo ammorbante gioco.

Però, seppure esiste una parte della popolazione che venera e riconosce senza distingui o dissertazioni tutto quello che questi “signori” dicono, c’è da un po’ di tempo una grossa parte di “popolo”, che ha cominciato a prendere coscienza e che non accetta più di tornare sempre al punto di partenza. Una gran parte di popolo che si è sicuramente lasciata incantare dalle false promesse di questi “signori”. Questo popolo che prima disdegnava coloro che da subito si erano schierati contro questo assurdo gioco, ora non solo si unisce ai “dissidenti”, ma con loro, vuole discutere e capire come fermare questo lancio di dadi truccato che costringe tutti, a rinunciare a diritti, libertà e pezzi di vita

C’è una sola via d’uscita tanto facile e semplice, da sembrare addirittura ridicola: non giocare più.

Lasciare i “signori” soli nelle loro stanze dorate, nei loro palazzi inaccessibili, lasciarli tirare inutili dadi che non muovono più niente e nessuno. Perché continuare a giocare, continuare a spostarsi sulle caselle che i dadi indicano è il modo per tenerli in vita. Ad ogni loro mossa, il popolo si sposta o torna indietro. Se da ora ad ogni loro giocata di dadi, il popolo resta fermo sulla casella che ha conquistato, se decidiamo di non più muoverci a seconda dei numeri che loro decidono, se gli togliamo di mano il “potere” del gioco, loro crolleranno in tutta la loro miserevole pochezza, inutilità e inadeguatezza. Sveleremo così i loro dadi truccati e li costringeremo a rivelarsi per quello che sono: un manipolo di farabutti asserviti al potere e al denaro, che passerebbero sopra chiunque di noi, cittadini di serie A e B, pur di non perdere il piacere di tirare quei dadi e farci tornare all’inizio del gioco.

Molti di voi, moltissimi di voi, diranno che non è così facile. Che a parole tutti siamo dei fenomeni, poi nel quotidiano accettiamo di fare il salto su di un’altra casella per sostenere e mantenere quella poca vita che abbiamo, affidandoci alla sorte. Vero e non mi sento di criticare nessuno. Tutti abbiamo paura di perdere quel poco che abbiamo, ma tutti ci siamo scordati che abbiamo già perso molto di quello che avevamo e non lo ritroveremo più.

Mi ricordo di mio nonno, che aveva un’osteria e che nascondeva i partigiani rischiando non una multa, ma la vita. È stato anche grazie a queste persone che siamo tornati ad avere una libertà così sconfinata e straziante, che alla fine ci è venuta a noia e l’abbiamo regalata a questi “signori” e ai loro dadi.

Il Gioco dell’Oca, questo gioco dell’Oca, si protrarrà all’infinito. Nessuno ne popolo di serie A o popolo di serie B si illuda di arrivare alla fine e vincere la partita. La fortuna, lascia qualche spiraglio alla riuscita l’inganno invece no. Questi “signori” che comandano questo gioco, non sono così stupidi e non affiderebbero mai alla fortuna il loro destino. Hanno comprato tutto: giornali, tv, radio, statistiche, pubblicità, medici, magistratura e tutto quello che potevano. Ci raccontano le loro storie, il loro mondo, ci offrono la loro pubblicità e i loro cieli azzurri. Ma ormai noi sappiamo che non è così. Le cronache, quelle vere, riportano ogni giorno una realtà ben diversa da quella che loro ci somministrano ogni giorno. Ogni giorno, ragazzi, giovani, adulti, bambini, donne e uomini sono assaliti da terribili reazioni avverse che si porteranno dietro tutta la vita. Alcuni, i più sfortunati muoiono. Molti l’hanno scampata certo e molti altri sono ancora in bilico. Un pericoloso gioco di equilibrio tra quello che succederà loro e quello che ora stanno vivendo. Il ponte, il labirinto, il pozzo, la prigione e la morte, come nel gioco dell’Oca, sono dietro l’angolo e nessuno si senta escluso dall’incubo della prossima giocata, della prossima mossa della prossima casella che ci toccherà.

Avvolti dalla fitta nebbia del terrore sparsa dai “signori” padroni del gioco, convinti di essere nel giusto molti di noi si sono addormentati. “Il sonno della ragione, genera mostri” scrive all’interno della sua opera *Francisco Goya e niente oggi è più veritiero di quel quadro pieno di mostri e incubi. Siamo stati pervasi dalla menzogna che giorno dopo giorno, è diventata realtà per gran parte del nostro popolo, permettendo a coloro che ci manovrano come pedine, di dividerci gli uni contro gli altri. Siamo stati costretti a giocare tutti allo stesso gioco. Molti di noi ci sono cascati ma ora, molti di coloro che si sono addormentati, si stanno risvegliando.

Ora tutti noi popolo di serie A e serie B, possiamo tutti indistintamente scegliere continuare a giocare all'infinito, chi avvalorando la pandemia, chi protestando nelle strade. Ma c’è un solo modo per vincere. Che tutti noi insieme, tutto il popolo smetta di giocare.

Perché l’unico modo per sconfiggerli è non giocare al loro gioco.

Bruno Marro

https://brunomarro.it/

https://www.databaseitalia.it/writer/bruno_marro/

*El sueño de la razón produce monstruos - Francisco Goya - Aquaforte del 1797 - Foglio n. 43



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