Senza Speranza

Mi ripeto, non nutro una grande stima per Mario Draghi. Purtroppo resta la nostra ultima spiaggia. Certo è che, a scorrere la lista dei nomi che compongono la nuova compagine di Governo, qualche dubbio sull’effettiva ripartenza di questo paese ti viene. Ministri, che si sperava definitivamente archiviati, ripescati e presentati al popolo (sempre noi) come volti nuovi. Risoluti, animati da un nuovo spirito liberista, capaci di azzerare malaffare, sbagli, connivenze e quant’altro per anni ci abbia portato in questo baratro. Sbandierati con orgoglio, come coloro che ci risolleveranno perché ora guidati, illuminati e spinti entusiasticamente da un vero leader: Mario Draghi.

Ora con tutto il rispetto che ho per Brunetta, pensare che un personaggio abbastanza inutile come lui possa cambiare la rotta della Pubblica Amministrazione direi che è una pura illusione. Vale la pena rinfrescare la memoria a tutto il popolo (ancora noi). Nel 2008, Brunetta fu Ministro della Pubblica Amministrazione e promulgò la riforma di quel settore con una legge che venne definita anti fannulloni. Pietro Micheli fu messo a capo della Civit, la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche, che aveva un ruolo di primo piano nell'attuazione della riforma. Si dimise nel gennaio del 2011 bollando la riforma come un inutile flop. Solo in questo paese, se fallisci nel tuo incarico, l’Azienda per la quale lavori te lo rinnova perché solo così, sbagliando, imparerai a fare meglio e, prima o poi, ad azzeccarne una. Peccato che l’Azienda di cui si parla è il Paese Italia e gli azionisti di questa Azienda siamo noi (sempre il popolo).

Alle Autonomie, organo preposto al coordinamento dell'azione governativa per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le autonomie locali, abbiamo resuscitato la Gelmini. Anche qui una rispolverata alla sgangherata memoria del popolo, non fa male. La Sig.ra Gelmini è stata quella che ha varato la riforma della Scuola: MIUR. Riforma che è stata smembrata e cancellata in una serie di suoi articoli, da ricorsi di docenti e sindacati con sentenze passate in giudicato. Uno dei tanti errori della Sig.ra Gelmini, è stato quello di ignorare l'obbligo di richiedere il parere nella determinazione del nuovo quadro degli orari di Istituti Tecnici e Professionali, del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (oggi Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione). Solo per inciso, ricordo che quest'ultimo è un organo di garanzia, elettivo, previsto dalla legge, per il quale il Miur aveva dimenticato di indire le elezioni, tanto da dover essere poi costretto a farlo da una Sentenza del Consiglio di Stato, la n. 834/2015 del 17/02/2015. La brillante Mariastella Gelmini, si appresta ora a fare da trait d’union tra lo Stato e gli Enti locali. Tanti auguri.

L’immaginifico Dario Franceschini, resta alla Cultura. Ora non ho più voglia di rinfrescare la memoria di nessuno, ma basta che chiunque di voi chieda ad un Teatro, un Cinema, a un operatore del mondo dello Spettacolo e più ancora a chi gestisce l’Arte e il territorio del nostro paese chi sia Dario Franceschini, per avere una risposta esaustiva in merito. Tomaso Montanari, stimato critico d’Arte, lo definì …il più nefasto Ministro dei Beni Culturali.

Bene, fatto un minimo di amarcord per rinfrescare la memoria ai più, in realtà oggi vorrei concentrarmi su di un Ministro riconfermato nella sua carica, che mi ha particolarmente colpito. Un Ministro che ci ha traghettato dal futuro, nell’era più buia dell’oscurantismo medioevale. Ha gettato il paese indietro di centinaia di anni, spargendo terrore, colpendo a caso con la scure senza un solo obbiettivo degno di essere nominato. Un Ministro che si trova oggi indagato nei suoi collaboratori più stretti, che è responsabile di un salto quantico all’indietro, dal quale non solo finanziariamente, ma soprattutto psicologicamente, il paese impiegherà molti e molti anni a riprendersi. Un Ministro che ha tolto a tutti, la speranza di un futuro. Il Ministro in questione, per uno strano gioco del destino, si chiama: Speranza.

Attorniato da squilibrati mentali come Galli, Crisanti, Ricciardi e quanti altri imbonitori possibili, siano ora veterinari o biologi o semplici Dottori di corsia, tutti loro chiedono a gran voce di chiuderci in casa per sempre. Asserragliati in un infinito lock down, che possa così espiare i peccati di un intero paese, redimerlo e permetterci, sempre chiusi in casa, di presentarci davanti al Divino purificati da tutte le nostre malefatte. Ora, se guardo indietro a tutte le nefandezze che ho compiuto nella mia vita, sono sicuro che anche se non mi chiuderò in casa per quel che mi resta, se non indosserò la mascherina vita natural durante, se mi capiterà di fare l’amore con qualche sconosciuta o conosciuta da poco priva dell’inutile marchio vaccinale, o se continuerò a viaggiare per conoscere gente, scambiare pensieri, parole e conoscere culture diverse, sono sicuro che il buon Dio mi riserverà un posto nel Paradiso.

Mio padre diceva sempre: I poveri se non li aiutano i poveri non li aiuta nessuno. Questo pensiero, tragicamente vero, vale oggi la pena ribaltarlo sul nostro paese, sul popolo, su di noi. Se non facciamo qualcosa noi, per liberarci da quest’incubo surreale, vivremo così per il resto della nostra vita. Il mirabolante Ministro Speranza ha imposto divieti che ormai sono entrati nella nostra vita quotidiana e sono stati accettati come status di cui nessuno si cura o parla più. Mi riferisco in particolare al coprifuoco. Cito dalla Treccani: coprifuòco (pop. coprifòco) s. m. [comp. di coprire e fuoco, sul modello del fr. couvre-feu]. – 1. Usanza medievale per cui, a una determinata ora della sera, gli abitanti di una città erano tenuti a coprire il fuoco con la cenere per evitare incendî; anche il segnale (suono di campane o altro) con cui s’intimava il coprifuoco. 2. Divieto straordinario di uscire durante le ore serali e notturne imposto dall’autorità per motivi di ordine pubblico, in situazioni di emergenza.

Durante l’ultima guerra, il coprifuoco venne istituito perché c’era il rischio effettivo di bombardamenti notturni, di imboscate e quant’altro. Era la guerra. Ora noi viviamo in questo stato di Coprifuoco da ottobre dello scorso anno ed è diventato, per tutti, un vivere comune. Non voglio dilungarmi sulle chiacchiere da bar, sul pensiero ridicolo di come un virus stia rintanato nelle ore diurne ed esca invece nelle ore notturne per saltarti addosso e farti morire tra atroci dolori, ma mi concentrerei sul fatto che lo abbiamo accettato come status di vita. La nostra vita, se ancora possiamo chiamarla così, si attiva alle 8 di mattina e si spegne alle 10 di sera. Questa imposizione, così come molte altre, è stata ordita, pensata e promulgata dal nostro Ministro Speranza, sempre attorniato, consigliato e sostenuto da un manipolo di inutili personaggi che nuotavano sino a ieri nel mare dell’anonimato. Grazie a lui, e a tutta una serie di asserviti leccapiedi che si definiscono giornalisti, sono improvvisamente tutti assurti al ruolo di nefasti protagonisti della nostra storia. Ora io mi sono fatto persuaso, come direbbe il compianto Camilleri, che dietro questo accanimento proibizionista, queste leggi liberticide, questo taglio delle libertà, si nasconda una vita miserrima, fatta di stenti culturali, di solitudine e di abbandono. Una vita di rimpianti, occasioni mancate, povera di emozioni, piena di buie serate nella lettura di libri oscurantisti, di visioni di fosche immagini medioevali e frugali cene solitarie nel silenzio assordante delle mura di casa. Una visione che, per invidia e rivalsa, si sia voluta ribaltare a tutto un popolo che invece si riversava nelle strade, si ammassava, rideva, cantava, ballava e, rumorosamente, faceva notare come a quel buio - in cui questi esseri erano costretti- esisteva una alternativa di luce e di colori. Esisteva un’altra vita.

Ora mi spiegate come vi siete potuti ridurre così? Sì, parlo a voi, al popolo italiano. Uscite chini con le vostre mascherine, piegati da un peso che non riuscite più a sopportare. Vi guardate in giro terrorizzati dall’incontrare qualcuno che siete obbligati a salutare, perché sia mai che la morte vi possa cogliere anche solo in uno sparuto e lontano sguardo di assenso o nel gesto della mano. Mi spiegate come siete arrivati a correre a casa prima delle 10 tutte le sere, con la paura di tardare quel minuto sufficiente a farvi cogliere proprio sulla soglia di casa, ora che finalmente eravate vicini a varcarla, da un virus che in agguato vi penetra nelle vene esattamente un decimo di secondo dopo le ore 10? Com’è possibile che siate passati dalle feste di piazza, dalla gioia degli incontri amorosi, dalle liturgie degli spettacoli all’aperto, alla delazione sul vicino che fa una cena con tre amici, agli insulti per strada a chi non si assoggetta e non porta la mascherina? Come è successo che un intero popolo, il popolo italiano, si sia ridotto così per colpa di quattro cialtroni che hanno commesso errori che verranno giudicati terribili dalla storia?

Com’è possibile che siate arrivati a questo? Siete il paese di Leonardo Da Vinci, di Michelangelo. Il paese di De Filippo, di Dario Fo. Quello degli Olivetti, dei Renzo Piano. Il paese di Gaber, De Andrè, Lucio Dalla. Di Armani, Missoni e Versace. Avete inventato opere famose in tutto il mondo, siete quelli che hanno dato i natali a Caravaggio, Tintoretto, Dante, Petrarca, Manzoni. Come avete potuto farvi vessare così tanto. Come siete arrivati ad essere un paese che non vive più. L'Italia è la culla della vita, in questo paese sono passati migliaia di popoli, culture e storie diverse, che hanno fatto dell'Italia uno dei paesi più interessanti e fondamentali nella storia dell’umanità. E ora? Siete sperduti, narcotizzati, impauriti, persi nelle vostre stesse mura di casa. Buttate via ore, giorni di vita che non torneranno più indietro. Sperate, pregate che un qualunque moderno Mosè, che guidò il suo popolo attraverso le acque del Mar Rosso, vi porti fuori da questo inferno.

Governati da Speranza, Ministro che chiude, apre, decide se potete respirare o no. Lui siede fiero, compiaciuto del suo ruolo, sul suo trono attorniato da saggi che starebbero bene in un tribunale della Santa Inquisizione. E mentre il grande traghettatore, il condottiero che salverà tutti, tace e fa spallucce intento a ricucire le finanze di questo paese, torna alla mente il canto del poeta: Povera Patria.

Siamo un paese che non ha più Speranza.

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